Diabulimia, disturbi del comportamento alimentare e diabete Tipo 1
I Disturbi del comportamento Alimentare (DCA), fra cui spicca la diabulimia, sono in grande crescita anche e soprattutto fra chi convive con il diabete Tipo 1.
Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Carolina Squarcio, dietista con DT1, che spiega: “Circa il 30-40% dei giovani con diabete tipo 1 manifesta un disturbo del comportamento alimentare e la fascia più a rischio sono i giovani ragazzi fra gli 11 e i 19 anni. Fra questi, soprattutto le persone di genere femminile sono generalmente più colpite.”
DCA e diabete tipo 1
“I disturbi alimentari più frequenti nelle persone con diabete 1 sono:
- Binge eating: caratterizzato da abbuffate durante le quali la persona consuma grandi quantità di cibo con la sensazione di perdere il controllo, fino ad arrivare a sentirsi sgradevolmente piena e, talvolta, a vomitare.
- Bulimia nervosa: abbuffate con sensazione di perdita di controllo seguite da ‘condotte di compenso’ finalizzate a eliminare le calorie assunte (vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici, attività fisica eccessiva)
I casi di anoressia nervosa, intesi come estreme restrizioni dietetiche al lo scopo di raggiungere un peso corporeo estremamente basso, con una forte componente di estremo autocontrollo e di distorsione della propria immagine corporea sono meno frequenti”, spiega la Dottoressa Squarcio.
Cosa si intende con “diabulimia”?
La dottoressa Squarcio risponde: “La diabulimia è spesso associata all’omissione o alla diminuzione del dosaggio di insulina con lo scopo di perdere peso. In mancanza di insulina, infatti, il glucosio non viene assorbito dalle cellule e l’organismo può così arrivare ad uno stato di scarsa nutrizione anche quando sembra che la persona si stia alimentando regolarmente.”
Che ruolo ha il peso della gestione del diabete nell’insorgenza dei Disturbi del Comportamento Alimentare?
“I pazienti con diabete di tipo 1 vivono un impegno enorme per gestire quotidianamente la patologia, nel tentativo di mantenere un buon equilibrio glicemico mentre portano avanti la loro vita”, continua la Dottoressa Squarcio. “I periodi nei quali l’esordio del diabete di tipo 1 è più frequente sono la seconda infanzia (2-6 anni) e l’adolescenza che è, notoriamente, un periodo di fermento psico-emotivo e di costruzione del sé e della propria immagine psichica e corporea.
L’adolescente con diabete di tipo 1 viene catapultato da un giorno all’altro in una dimensione sconosciuta, senza punti di riferimento, nella quale viene enfatizzato il controllo di cibo, peso e corpo e l’alimentazione viene in qualche modo medicalizzata, per la necessità di calcolare il cibo assunto e valutare la quantità di farmaco corrispondente da doversi iniettare.
Il rapporto con il cibo e il corpo si modifica profondamente, perdendo spontaneità.
La persona viene pesata, monitorata, sottoposta a controlli periodici, gli viene raccomandato di seguire uno stile alimentare ‘sano’ e di fare attività fisica. Gli viene insegnato a correggere ipoglicemia e iperglicemia tramite cibo e insulina.
Tutti questi fattori possono contribuire nell’adolescente, e non solo, a rendere manifesta una predisposizione per il disturbo alimentare o provocarla. Il cibo può diventare un nemico minaccioso da evitare e tenere sotto controllo e il pensiero riguardo alle regole da seguire diventa continuo, senza pause.”
Quali sono i campanelli d’allarme?
La Dottoressa Squarcio riassume così i segnali a cui è necessario fare attenzione:
- Dimagrimento o variazioni di peso
- Sintomi evidenti di iperglicemia (sete, fame costante ma non soddisfatta, frequente minzione)
- Frequenti episodi di chetoacidosi diabetica
- Valori elevati di emoglobina glicata
- Preoccupazione eccessiva di ingrassare
- Immagine corporea distorta
- Adozione di regole dietetiche rigide
- Esercizio fisico eccessivo
- Frequenti misurazioni del peso corporeo o evitamento assoluto della bilancia
- Episodi di abbuffata ricorrenti
- Scomparsa del ciclo mestruale
- Precoce comparsa di complicanze
- Nascondersi quando ci si inietta insulina (tramite penne o microinfusore)
- Rifiuto di venire pesati in ospedale
- Evitamento delle visite diabetologiche
- Sintomi di ansia e depressione
- Conteggio ossessivo delle calorie
- Sbalzi d’umore
Non tutti questi comportamenti sono evidenti anzi, alcuni vengono tenuti ben nascosti dalla persona con disturbo alimentare.
Quali sono le conseguenze dei DCA nella persona con diabete?
La Dottoressa Squarcio mette in allarme: “Se non si interviene, le conseguenze possono essere gravi. Oltre alla chetoacidosi diabetica, si possono avere danni agli organi bersaglio del diabete, quindi nefropatia, retinopatia diabetica, neuropatia e complicanze micro e macrovascolari. Senza dimenticare che nei giovani il disturbo alimentare può comportare anche un arresto della crescita.
Una conseguenza comune ai disturbi alimentari e al diabete di tipo 1 è inoltre la gastroparesi che, a sua volta, può influenzare tempistica e qualità della digestione, con risultati glicemici difficilmente prevedibili.”
Quali sono le strategie migliori per aiutare chi soffre di DCA?
“Fondamentale è una diagnosi precoce” dichiara la Dottoressa. “Per questo motivo test di screening per i disturbi alimentari dovrebbero venire somministrati con regolarità durante le visite di controllo. Può essere utile effettuare un’attenta ma discreta osservazione, anche con l’aiuto della tecnologia indossata dalle persone con diabete, che permette a diabetologi e familiari di consultare i dati relativi a glicemia, dosaggi di insulina e carboidrati assunti. Se il sospetto di un disturbo alimentare si rivela fondato, il diabetologo predispone, di norma, una valutazione psicologica che indicherà poi il percorso di intervento.
La strategia ad oggi più sperimentata ed efficace per il trattamento dei disturbi alimentari è la terapia cognitivo comportamentale ‘migliorata’ (CBT-E), che prevede un approccio multidisciplinare integrato. Nel caso della diabulimia, gli specialisti che abitualmente si occupano di disturbi alimentari (psicologo, dietista, psichiatra) collaborano con il diabetologo, che diventa un punto di riferimento importante anche per formare gli altri professionisti sulla specificità della malattia diabetica, le sue caratteristiche e le emergenze cliniche che comporta.”
Come prevenire la diabulimia e altri DCA fra le persone con diabete T1?
Carolina Squarcio spiega: “Fondamentale è un atteggiamento non giudicante da parte dei curanti e della famiglia, insieme alla creazione di protocolli di screening e intervento consolidati e condivisi tra le diverse equipe cliniche coinvolte. Stabilito poi che questa popolazione vive una condizione di rischio per i disturbi del comportamento alimentare, fra cui la diabulimia, diventa estremamente importante cercare di far crescere i bambini e gli adolescenti con diabete di tipo in un ambiente libero da pregiudizi riguardo al peso e alla forma del corpo. Così come cercare di non far assumere al controllo, che pure è parte integrante della vita delle persone con diabete, una dimensione ossessiva. Questo è un impegno che grava sui professionisti sanitari e sui familiari.”
La Dottoressa Carolina Squarcio è laureata in Dietistica ed esperta in diabete tipo 1 e tipo 2.
Ad ora è specializzanda in Disturbi del Comportamento Alimentare.
Attualmente lavora principalmente con persone con diabete di tipo 1.
