Mantenere le glicemie in range, condurre uno stile di vita sano, mangiare bene e fare attività sportiva sono i migliori strumenti di prevenzione delle complicanze del diabete.
Mantenere la glicemia sotto una certa soglia può ridurre la probabilità che si verifichi una delle complicanze più temute del diabete, ovvero l’ictus cerebrale.
Ictus cerebrale: cos’è
L’ictus cerebrale, definito anche infarto cerebrale o colpo apoplettico, è una patologia causata da un improvviso deficit neurologico di entità variabile che dura nel tempo, provocato dall’interruzione dell’irrorazione sanguigna del cervello.
Dopo la fase acuta, segue generalmente un periodo di stazionarietà in cui si registra un recupero graduale, seppur incompleto. Di solito tra le conseguenze di un ictus si trovano la perdita di motricità, di sensibilità e di funzioni come linguaggio e memoria.
Il Ministero della Salute riporta che in Italia si contano circa 90.000 ricoveri dovuti all’ictus cerebrale all’anno, di cui il 20% sono recidive.
Le cause possono essere diverse, ad esempio il restringimento o l’ostruzione di un vaso arterioso a causa di altre patologie come l’arteriosclerosi, oppure la formazione di emboli – materiale estraneo come gas, accumuli di piastrine o coaguli – all’interno del sistema circolatorio.
Qual è la relazione tra diabete e ictus?
Anche il diabete è annoverato tra i fattori di rischio che possono portare all’alterazione del flusso sanguigno, con conseguente minore apporto di ossigeno al cervello.
Tra le complicanze del diabete, infatti, ci sono le patologie vascolari, in tutti i distretti: si parla di danno macro-vascolare per l’impatto su arterie coronarie, carotidi e degli arti inferiori, e di danno micro-vascolare per le arterie dell’occhio, del rene e del sistema nervoso periferico.
Di fatto, l’eccedenza di zuccheri nel sangue può indurire i vasi sanguigni, grandi o piccoli, rendendo più difficoltosa la circolazione, e può provocare l’accumulo di placche solide sulle pareti dei vasi, le quali staccandosi possono occludere vasi più piccoli aumentando il rischio di ictus, oltre che di infarti.
Una ricerca dell’Università del Colorado Anschutz Medical Campus e del Rocky Mountain Regional VA Medical Center condotta sui dati di 43.986 persone con diabete in trattamento per ipertensione, ha rilevato che chi ha ritardato la cura per il rischio di malattie cardiovascolari ha fatto fatto registrare il 10% di probabilità in più di avere eventi come infarti e ictus fatali.
La ricerca: il controllo della glicemia previene l’ictus
Fortunatamente, dalla ricerca arriva una buona notizia in termini di prevenzione: lo studio coreano guidato da Jun Young Chang, dell’Asan Medical Center di Seul, e pubblicato da Neurology a settembre 2021, ha infatti evidenziato il ruolo chiave dell’emoglobina glicata (in sigla HbA1C), parametro che misura le concentrazioni medie di glucosio nel sangue negli ultimi 3 mesi, come fattore di prevenzione.
Il team di studiosi ha analizzato dati relativi a 18.567 persone con diabete che hanno sofferto di un attacco ischemico transitorio o di un ictus ischemico acuto entro sette giorni dall’insorgenza dei sintomi. A un anno di follow-up, 1.437 pazienti, circa l’8%, avevano avuto un infarto mentre il 5% aveva avuto un altro ictus.
All’arrivo in ospedale, i ricercatori hanno misurato l’emoglobina glicata, osservando che in media era del 7,5%, rispetto ad un valore fisiologico tra il 4% ed il 6%. Le persone sono state quindi seguite per un anno, per valutare l’ipotetica correlazione fra i valori di questo parametro e la probabilità di avere un secondo ictus o altri problemi cardiovascolari.
In effetti, è emerso che i pazienti con valori di emoglobina glicata maggiori del 7% hanno un rischio di ictus, infarto e altri problemi cardiovascolari più alto del 27-28% rispetto alle persone con emoglobina glicata inferiore al 6,5%.
I risultati confermano che l’emoglobina glicata ha un’ottima capacità predittiva degli esiti nelle persone con diabete colpite da ictus. Secondo questa ricerca, dunque, un’emoglobina glicata compresa tra il 6,5% ed il 7% rappresenta per le persone con diabete la soglia “ideale” di zuccheri nel sangue, una specie di intervallo di sicurezza che consente di ridurre il rischio di ictus, soprattutto per chi ha già avuto un evento cardiovascolare. Un motivo in più per mantenere il controllo costante della glicemia!
Quando e come fare l’automonitoraggio della glicemia
L’automonitoraggio della glicemia, oltre ad impattare sulla glicata, può ridurre il rischio dell’insorgenza di ictus. Quando fare l’autocontrollo? La Società Italiana di Diabetologia consiglia di farlo poco prima della colazione, del pranzo e della cena, e ripeterlo circa 2 ore dopo l’inizio di ogni pasto.
È utile, poi, misurare la glicemia prima di praticare attività sportiva, e ogni volta che si ha l’impressione che sia troppo bassa perché si registrano disturbi quali nervosismo, batticuore, debolezza, vuoto allo stomaco, tremore, sudore, vista confusa.
Per l’automonitoraggio, è sempre bene ricordarsi di lavarsi bene le mani prima di procedere con pungidito e glucometro, e ricordare di annotare i valori in modo costante, per poter avere una panoramica dell’andamento della glicemia nel tempo.
In alternativa, si può scegliere di utilizzare sensori che monitorano la glicemia costantemente.
Chiedi il parere al tuo diabetologo!